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Il palazzo

Si deve al senatore Alessandro Capponi (1644-1716) la costruzione del monumentale palazzo che fu innalzato in pochi anni dal 1701, potendo contare su ingenti disponibilità finanziarie e mettendo a frutto l’esperienza culturale e mondana appresa durante il suo lungo soggiorno a Roma. Nell’aprile del 1702 furono inviate le piante a Roma affinché l’architetto Carlo Fontana, coadiuvato dal figlio Francesco, realizzasse il progetto. Seguì i lavori l’ingegnere Alessandro Cecchini dal 1701 al 1710. Nel 1704 la struttura muraria della parte centrale del palazzo era conclusa ad eccezione dello scalone di accesso e del salone al piano nobile. La decorazione pittorica delle sale, la più importante del primo Settecento fiorentino, fu iniziata nel 1703 e portata a termine, con alcune interruzioni, nel 1725. Il progetto del giardino fu messo in opera tra il 1736 e il 1741. La facciata principale sulla strada si presenta molto regolare e non troppo fastosa, quella interna, con i due grandi corpi laterali avanzati sul giardino e la parte centrale movimentata da un porticato, segue una tipologia propria dei coevi palazzi romani.
La magnificenza della residenza, la fama delle sue decorazioni e delle ricche collezioni qui ospitate, ne fecero la mèta di molti viaggiatori stranieri, tra cui Cochin e Montesquieu.
Alla morte del nipote Alessandro Maria il palazzo fu ereditato da Pier Roberto Capponi, appartenente a un altro ramo della famiglia, e quindi passò al figlio Gino Capponi (1792-1876). Uomo colto e progressista, fu tra le personalità più importanti della Firenze dell’Ottocento, fondò l’“Antologia” del Vieusseux e divenne Senatore del Regno. Negli anni del primo Risorgimento la dimora accolse molti esuli politici e fu punto di incontro dei maggiori esponenti della vita culturale italiana ed europea, tra cui Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni, lo storico Colletta, Alphonse de Lamartine, Massimo d’Azeglio e Giuseppe Giusti.
Alla morte di Gino Capponi il palazzo passò alla figlia maggiore Marianna sposata con Gentile Farinola di Genova e in seguito fu venduto all’imprenditore italo americano Egisto Fabbri che vi trasferì la sua importante collezione che comprendeva, fra l’altro, fondamentali dipinti di Cézanne. Successivamente il palazzo fu acquistato dal senatore Alessandro Contini Bonacossi (1878-1955). Attualmente il palazzo è frazionato in varie proprietà e conserva gran parte delle decorazioni pittoriche.

LE DECORAZIONI PITTORICHE
La decorazione di palazzo Capponi, estesa ai numerosi ambienti al piano terreno, al piano nobile e ai mezzanini, è da considerasi tra gli esempi più importanti del primo Settecento a Firenze, periodo corrispondente agli anni del regno di Cosimo III de’ Medici, e rappresenta al livello più alto il tardo barocco fiorentino. Alcuni ambienti furono affidati a Giovan Camillo Sagrestani e ai suoi collaboratori Ranieri Del Pace, Matteo Bonechi, in altre stanze furono impegnati Antonio Puglieschi, Niccolò Lapi, Attanasio Bimbacci, Francesco Botti e Giovan Domenico Ferretti.

SCALONE, SALONE E GALLERIA SUL GIARDINO
La volta dello scalone monumentale è opera di Matteo Bonechi. Con l’équipe guidata dal Sagrestani Matteo Bonechi era entrato nel cantiere di palazzo Capponi più che come collaboratore come collega, assicurandosi l’esecuzione di alcune delle sale più importanti del piano nobile. La volta dello scalone d’ingresso con la rappresentazione dell’Olimpo conclude, alla fine del secondo decennio del Settecento, la decorazione di questa parte del palazzo. L’effetto spettacolare è accresciuto dagli stucchi, dove coppie di figure variamente disposte sostengono clipei raffiguranti le Fatiche di Ercole su sfondo dorato.
La fontana di Giacinto Manuelli incrostata di spugne e conchiglie, collocata alla base della scala, conserva ancora le statue antiche raffiguranti Apollo, Mercurio e Venere, quest’ultima ripristinata nel 1715 dallo scultore Giovacchino Fortini, autore dei due Putti con stemma Capponi (1711) in marmi bianchi e policromi sopra la porta che, al termine della scala, conduce al salone dei ricevimenti.
La decorazione del più vasto ambiente di Firenze, il salone, arricchita da un’elegante balaustra decorata a finto marmo e dagli stemmi dei Capponi e delle famiglie con loro imparentate, si deve sempre a Matteo Bonechi. Nei quattro riquadri affrescati sono raffigurati episodi salienti delle glorie della famiglia, tra cui quello celebre con Pier Capponi di fronte a Carlo VIII, e sopra le porte sono raffigurati ancora personaggi della famiglia.
La luminosa Galleria affacciata sul giardino è anch’essa ricca di stucchi è oggi location fiorentina di elezione delle più importanti cerimonie, sfilate ed eventi mondani in genere a Firenze. La decorazione di questo ambiente fu affidata a Onorio Marinari, assistito da un giovane collaboratore, Giuseppe Rendelli, tra il 1705 e il 1707. L’esecuzione dell’opera dovette interrompersi, e la decorazione fu completata dal Bonechi di cui si riconosce la mano nella volta della galleria con l’Apoteosi di Ercole.

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